La capacità contributiva.
L’art.53 della Costituzione della Repubblica italiana recita:
“Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.”
Cerchiamo di capire cosa significa capacità contributiva. In poche parole, a causa di questo termine, siamo circondati da tasse, imposte, tributi e contributi.
In linea generale possiamo dividere la capacità contributiva in tre categorie principali:
1) reddito, in questo caso lo Stato tassa il reddito, cioè il guadagno che si ottiene dal proprio lavoro o dal capitale investito. Il reddito da lavoro dipendente o da pensione non ha, e non può avere, quei margini di evasione che il lavoro autonomo e d’impresa hanno, quindi in questo tipo di tassazione vi sono delle disparità, non di aliquote, che son uguali per tutti, ma disparità (eventuali) dovute dalla diversità della base imponibile.
2) patrimonio, in questo caso lo Stato tassa chi possiede e chi detiene a titolo di proprietà, o a titolo di qualsiasi diritto reale, un bene. Quindi: un contribuente ha risparmiato il proprio reddito-guadagno, magari dopo una vita di duro lavoro, investendo poi il tutto nella propria casa di abitazione…allo Stato poco importa: tassa perché si possiede un immobile. Ed ecco che l’IMU non e’ altro che una patrimoniale! Facendo poi di tutta l’erba un fascio, il Legislatore (direi il penultimo… Monti) ha ragionato così: “sono a conoscenza del fatto che l’evasore fiscale, che ha evaso le imposte sui redditi, ha investito sopratutto nel mattone, pertanto ciò che non ha pagato con il reddito glielo tasso sul patrimonio”, ha quindi aumentato del 60% le rendite catastali degli immobili, ha dato la possibilità ai Comuni di aumentare le aliquote IMU, e così ha incassato un bel po’ di miliardi di euro.
E non è finita qui, perché patrimonio non significa solamente bene immobile, ma anche bene mobile, quindi, come già avvenuto in passato, aspettiamoci prima o poi una vera e propria patrimoniale sui risparmi, sui conti correnti e sui titoli….
3) consumo. In questo caso lo Stato tassa chi consuma, chi non consuma non viene tassato.
Aspettiamoci quindi l’aumento della aliquota Iva dal 21 al 22 e forse anche al 23%. I commercianti affermeranno che poi più nessuno acquista e quindi aumenterà la crisi a causa della diminuzione dei consumi….e così via…. ma chi non spende dove mette il denaro? Sotto il materasso? Se non lo porta all’estero, lo versa in banca, e la banca dovrebbe reinserirlo nel tessuto produttivo per le imprese (speriamo). La catena economica dovrebbe così rimovimentarsi.
Commento finale. In pratica vi sembra un sistema corretto di partecipazione alla spesa pubblica?
Sanità, giustizia, sicurezza e ordine pubblico, scuola, insomma tutti quei servizi che lo Stato e gli enti locali erogano o dovrebbero erogare, sono lo specchio del sistema impositivo italiano.
Volete conoscere qual era il sistema fiscale perfetto?
Dobbiamo andare un po’ indietro, di circa 5000 anni, al tempo dei faraoni. I contadini venivano “tassati” in base alla quantità di cereali prodotti a seguito delle alluvioni del fiume Nilo.
In base all’estensione dell’alluvione e quindi in base alle quantità di limo depositato sui terreni alluvionati (resi quindi molto più fertili e produttivi) i tecnici egiziani dei tributi conoscevano perfettamente la quantità di cereali prodotta e quindi una parte sempre e perfettamente proporzionale veniva obbligatoriamente trattenuta e “versata” al Faraone. Tutti gli anni le inondazioni erano diverse e tutti gli anni era diverso il tributo che si doveva pagare.
Una specie di tassazione in base al PIL che, dovesse essere negativo, non dovrebbe farci pagare alcun tributo!
Rag. Andrea Casarini – dott.Gilberto Baldazzi